Sei nato originale non vivere da fotocopia

“Sei nato originale non vivere da fotocopia” edito da Mimep Docete (pp.150 – 10,00 euro) di Cecilia Galatolo, giunto alla terza ristampa è basato su una storia di pura immaginazione, che l’autrice sfrutta per raccontare la figura del beato Carlo Acutis che è stato fonte d’ispirazione e conversione per molti giovani.

L’autrice descrive la vita di Francesco, 22enne, romano, studente universitario di ingegneria informatica. Un giovane come molti, la sua esistenza è fatta di partite di calcio, feste, uso di erba, uscite con gli amici fino a tardi e relazioni con le ragazze purchè non impegnative.

La vita del protagonista subisce una battuta d’arresto quando subisce un infortunio durante una partita di calcio e rimarrà lontano dagli allenamenti per sei mesi. La mancanza degli allenamenti e delle partite di calcio genera nel giovane una continua insofferenza distraendolo dagli studi. A complicare la situazione il cambio dell’allenatore della squadra che gli costerà  l’allontanamento definitivo dal campo di calcio.

Francesco è un giovane come molti illuso che il calcio o le feste siano le uniche cose che lo possano rendere felice. Qui, l’autrice inizia a far pensare il protagonista che comincia a porsi domande sulla felicità. Esiste la felicità vera? Il calcio era il suo mondo ed ora che non c’è più dove poteva trovare la felicità?

L’autrice descrive un giovane libero di fare ciò che vuole convinto che “basta così poco per sentirsi appagati”.

Il punto più interessante del libro è l’incontro del giovane con un prete Don Emanuele. Avviene per una partita di calcio di beneficenza alla quale viene invitato.

Don Emanuele al termine dell’incontro lo avvicina come se ne fosse attratto, nelle breve conversazione avuta a bordo campo con Francesco, il prete comprende che il giovane ha molti punti in comune con il beato Acutis.

Francesco come Carlo ha la passione dell’Informatica, gioca a calcio ma a differenza del beato, il sacerdote avverte che è come molti giovani si perdono dietro il nulla.

Anche se la conversazione è breve il prete tocca corde che al momento rendono sospettoso ed infastidiscono  ma cominciano a far emergere dubbi e domande nella testa del giovane.

Il cammino di conversione è lungo e penoso, ma la frase del Beato, non lascia la testa di Francesco e diviene la molla che farà  capire al giovane che esiste molto di più dello sport o fumare erba.

Nel libro l’autrice prende spunto da una generazione che vede in momenti effimeri un modo per sentirsi parte di qualcosa incapace di rapportarsi con gli altri.

Una generazione dove tutti fanno la stessa cosa non pensando che la diversità o essere unici porta alla crescita e ad avere persone migliori capaci di pensare al prossimo.

A volte essere unici costa fatica e quindi per pigrizia e superficialità ci si adegua ai canoni standard del mondo giovanile e soprattutto per non essere derisi dagli stessi amici.

Il cammino di Francesco è fatto di dubbi e paure; la religione è un luogo oscuro ed il  percorso verso la fede è pieno di ostacoli e difficoltà.

La figura di Don Emanuele è ben costruita dall’autrice, un sacerdote tipico delle piccole parrocchie, abituato a stare con i giovani ed avvertire il loro disagio. Capace di parlare anche degli errori commessi in gioventù come voler creare una strada per entrare in sintonia con i giovani e far capire che si può cambiare e prendere una strada che ci renda unici, ed emergere dalla massa.

Essere unico è lasciare un segno nella vita fare qualcosa di bello e importante per gli altri e per noi stessi. Il sacerdote prende come ispirazione la figura del beato Carlo Acutis e spesso nel libro si ripete la frase che il beato ripeteva “tutti nascono come originali ma molti muoiono come fotocopia”.

Francesco riesce a capire alla fine del suo cammino che ognuno è fatto per stare qui non per sempre ma siamo fatti per vivere per sempre con Dio.

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